Centro Informatico di Ateneo

 Centro Informatico di Ateneo

Il centro informatico di ateneo sarà la struttura tecnica di riferimento per i servizi informatici e si occuperà di:

  • Progettare, sperimentare e sviluppare nuovi servizi avvalendosi di tecnologie innovative
  • Partecipare a progetti di innovazione tecnologica (locali, regionali, nazionali ed europei)
  • Fornire servizi e consulenze conto terzi
  • Proporre e coordinare iniziative permanenti di formazione del personale (sia dell’Ateneo che di altri Enti ed istituzioni)
  • Coordinare le iniziative informatiche all’interno dell’Ateneo, ottimizzando l’uso delle risorse umane e strutturali
  • Svolgere un ruolo di riferimento sul territorio per favorire collaborazioni e sinergie con altre istituzioni (comune, provincia, regione)
  • Favorire l’insegnamento delle discipline informatiche all’interno dell’Ateneo, interagendo con i diversi dipartimenti al fine di migliorare l’offerta formativa.

Mentre questi obiettivi operano su un orizzonte temporale di medio/lungo termine, dobbiamo e possiamo intervenire nel breve periodo. Nel breve periodo si può procedere ad una rapida riorganizzazione del CIAM che lo porti a diventare il punto di raccordo delle iniziative informatiche dell’Ateneo. La struttura del CIAM sarà quindi re-integrata con una nuova Area “Innovazione, Ricerca e Formazione” che dovrebbe occuparsi dei punti precedentemente elencati. Contemporaneamente il CIAM andrà alleggerito di tutta una serie di attività che nulla hanno a che fare con l’informatica ma che sono essenziali per lo svolgimento delle attività ammnistrative

Il CIAM potrebbe essere quindi strutturato nelle seguenti 3 aree:

  1. Sistemi informativi
  2. Innovazione, Ricerca e Formazione
  3. Infrastruttura ICT e rete

Le tre aree devono necessariamente collaborare tra loro, pur operando ciascuna nel proprio ambito: servizi di base, innovazione, infrastruttura di rete. La collaborazione tra le segreterie tecniche deve essere continua e costante, nel rispetto di standard di riferimento e con la condivisione di conoscenze, tecniche, procedure e metodologie.

  1. Un laboratorio aperto

Il nostro Ateneo è una struttura complessa, sia dal punto di visto organizzativo che per l’estensione geografica che ricopre. In un certo senso è come una città all’interno della città con problemi gestionali e di efficientamento simili a quelli che deve affrontare una grande città. Ritengo strategico creare le condizioni per interagire con il mondo fisico (Internet delle cose), per raccogliere e gestire i dati (Big Data) generati dai diversi sottosistemi al fine di sviluppare ed offrire nuovi servizi all’amministrazione stessa ed agli studenti, nell’ottica di sviluppare la Business Intelligence necessaria alle scelte della Governance. Un tale sistema deve adottare soluzioni “aperte” per l’hardware, il software ed i dati, in modo da favorirne l’adozione, stimolando domanda ed offerta di nuovi servizi e competenze. Una sorta di laboratorio aperto in cui il pubblico produce la domanda ed il privato investe per lo sviluppo di nuovi servizi e soluzioni. Gli elementi di base:

  1. Sviluppo di una piattaforma aperta per l’interazione tra la parte fisica (sensori ed attuatori) e la parte virtuale (cloud) di raccolta e gestione dei dati
  2. Identificazione e sviluppo di soluzioni di sensoristica avanzata per il monitoraggio dell’Ateneo al fine di acquisire dati sulla mobilità, ambientali, per il miglioramento dei servizi e della sicurezza, sull’efficientamento delle risorse, nell’ottica di conseguire benefici in termini economici, sociali e ambientali
  3. Progettazione di dashboard (Business Intelligence) e della relativa control room per raccogliere e visualizzare i dati provenienti dal territorio

Il ruolo del CIAM sarebbe così assolutamente centrale in questo contesto per guidare la trasformazione digitale del nostro Ateneo anche verso nuovi servizi (viabilità, efficientamento energetico, parcheggi, monitoraggio ambientale, sicurezza dei luoghi etc.) che complementano quanto già si sta facendo per la formazione, contribuiscono a migliorare le condizioni di vita all’interno dell’Ateneo e favoriscono l’innovazione, svolgendo un ruolo da protagonisti e non di semplici utilizzatori di tecnologie sviluppate da terze parti.

  • Direttore della Transizione digitale

Le nuove disposizioni di legge, inoltre, prescrivono la presenza di una figura tecnica (Direttore della transizione digitale) con elevata professionalità e a cui siano attribuite le responsabilità di riorganizzazione dell’amministrazione sempre più digitale e aperta, con servizi facilmente utilizzabili e di qualità, attuando una maggiore efficienza ed economicità. Stanti le importanti responsabilità a carico del CIAM, credo che sia ormai utile far diventare il CIAM un Dipartimento alla stregua di quelli amministrativi e dotarlo di una figura di Dirigente tecnico che, collaborando con il Presidente, possa seguire le numerose attività in essere. Ritengo quindi importante provvedere ad identificare tale figura professionale di dirigente con apposito concorso a tempo indeterminato. Ciò si lega anche alle nuove normative sulla sicurezza dei dati ed il riordino dei processi gestionali/amministrativi. Il CIAM ha notevoli potenzialità per diventare una struttura di riferimento sul territorio per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico.

  • Centro di competenza sull’ICT

Nel lungo periodo ritengo che si possa guardare con fiducia alla creazione di un centro di competenza sull’ICT e l’innovazione in grado di concentrare competenze e idee di diversi settori disciplinari. Immagino una struttura di supporto alle aziende per l’adozione di metodologie, strumenti, processi e tecnologie innovativi per innovare le loro offerte di prodotti e servizi; un luogo in cui le startup possano convivere con i ricercatori e gli studenti, contaminandosi a vicenda per collaborare su temi multidisciplinari. Credo che questa potrebbe essere una occasione unica di crescita e di rilancio per tutti i ricercatori che operano nel campo della informatica. Sarebbe infatti, così, possibile coinvolgere i colleghi sia nelle attività didattiche che in quelle di ricerca, con ciò elevando la produttività e quindi gli indici di valutazione individuali. Oggi le competenze informatiche sono suddivise in vari dipartimenti, non esiste alcun coordinamento, e le singole azioni sono spesso scollegate, e ancorate a personalismi che siamo chiamati a superare. Il Centro, inoltre, potrebbe porre fine alla anomala situazione dei numerosi corsi di informatica oggi erogati nei tanti corsi di laurea afferenti ai vari dipartimenti. Spesso si tratta di corsi che erogano singolarmente pochi CFU, ma il cui totale delle ore è però considerevole. Tali corsi vengono normalmente assegnati per contratto ma la qualità della docenza non è sempre garantita Con alcune unità aggiuntive di ricercatori nei settori ING-INF/05 e INF/01 si potrebbero coprire tutte le esigenze dell’Ateneo. Tali ricercatori potrebbero essere incardinati in questo nuovo dipartimento, con il mandato di coprire le esigenze didattiche degli altri dipartimenti dell’Ateneo. Ciò porterebbe ad una razionalizzazione ed una migliore qualità della didattica offerta. L’istituzione di un Dipartimento di Informatica all’interno dell’Ateneo di Messina è un progetto strategico da perseguire.

Michele Limosani

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