Mediterraneo

Un primo spunto ricavato dai confronti con i colleghi, in questa prima tornata di confronti, è relativo a un
macro-tema. Sicuramente, la gestione quotidiana dell’Ateneo deve passare attraverso procedure, scelte,
risoluzioni di problematiche anche di carattere minuto, ma altrettanto certamente il governo di
un’istituzione universitaria deve avere una mission che rappresenti un punto di riferimento.
In tal senso, la nostra Università – a mio avviso – non può che guardare, innanzitutto, a quelle sfide globali
che coinvolgono gli Stati e la comunità scientifica internazionale e che necessitano di soluzioni globali. La
sfida migratoria e demografica; la sfida sanitaria e della sostenibilità ambientale; la sfida digitale e delle
diseguaglianze economico e sociali. Di particolare rilevanza per il nostro territorio e per Unime, poi, è il
brusco cambiamento della geografia delle relazioni commerciali nel mondo. Il bacino del Mediterraneo è
ritornato ad essere centrale nella geopolitica mondiale dopo cinque secoli. Basti pensare, ad esempio, che il
Mediterraneo registra il transito del 19% dell’intero traffico mondiale, abbraccia 25 Stati di tre continenti
diversi e, nel 2030, rappresenterà un mercato potenziale di oltre 500 milioni di persone.
L’Italia e il Mezzogiorno, all’interno di questo nuovo quadro geopolitico, possono essere cerniera tra i tre
blocchi geografici costituiti dal Medio Oriente, dal Nord Africa e dall’Europa per la posizione strategica che
il nostro Paese occupa. Occorre prepararsi per tempo a cogliere questa opportunità, pensando alle
prospettive economiche, politiche, culturali; alle azioni per promuovere la pace e lo sviluppo.
Il nostro Ateneo è chiamato ad assumere un ruolo centrale. Dovrà fornire modelli interpretativi del
contesto globale, europeo e nazionale, favorire il trasferimento di conoscenze, individuare possibili scenari
di sviluppo che consentano alla città di cogliere le opportunità che il nuovo contesto propone. L’Università
degli Studi di Messina dovrà caratterizzarsi per essere una “finestra aperta al centro del Mediterraneo”:
luogo privilegiato di formazione, di incontro tra le diverse culture, di studio e di approfondimento delle
opportunità che il nuovo contesto sta già iniziando a produrre e di elaborazione di modelli culturali,
economici e sociali e istituzionali in grado di promuovere mutamento e progresso.
Per tradurre questa visione in azioni concrete, così come suggerito da diversi colleghi, sarà utile, ad
esempio, l’istituzione di un Osservatorio europeo sul Mediterraneo, così come la collaborazione con
l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria sul fronte della ricerca e della creazione di percorsi didattici
comuni, che richiamino studenti provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dal Medio
Oriente e dall’Africa.