Elezioni studentesche 2023
Michele Limosani
- 0
- 2 minutes read

Le elezioni della rappresentanza studentesca costituiscono un momento rilevante nella vita di un Ateneo. Per molti ragazzi è un primo momento di contatto con la politica universitaria, con l’idea di partecipazione alla gestione di un’istituzione pubblica.
Da parte mia, i più grandi auguri di buon lavoro agli studenti eletti e un ringraziamento a tutti coloro i quali hanno partecipato a queste consultazioni, alimentando così quel meccanismo democratico su cui deve fondarsi la vita di una comunità.
Resta il rammarico per quanto successo nella prima giornata di voto, quando lunghe file, vista l’esiguità dei seggi, hanno impedito a molti ragazzi di esprimere la propria preferenza o, in ogni caso, hanno causato gravi disagi. L’Ateneo è intervenuto in serata, aumentando il numero dei seggi, secondo me tardivamente.
Ma, al di là di tutto, ciò che è avvenuto
deve costituire una lezione per ogni componente del nostro Ateneo.
Garantire il diritto e l’esercizio di voto è la base di una democrazia. In questa città, tra l’altro, siamo reduci da una serie di tornate elettorali – si pensi a quella per la sindacatura, un anno fa – in cui il quorum ha toccato soglie minime, anche a causa di problemi organizzativi. Allora come adesso, va ricordato che un’amministrazione deve investire tutte le risorse possibili per agevolare l’andata alle urne. È il punto di partenza imprescindibile per promuovere, innanzitutto tra i ragazzi, una cultura della democrazia e cercare di limitare fenomeni come l’assenteismo o l’alienazione daila vita politica di un’istituzione, che sicuramente costituiscono un disvalore per l’intera società contemporanea.
Come docenti, non possiamo che fare tesoro di quanto avvenuto.
Allo stesso tempo, mi auguro che possa essere fugato ogni dubbio circa la posizione degli eletti, superando alcune polemiche emerse in queste ore, proprio perché gli studenti meritano che l’istituzione universitaria sia per loro un riferimento certo e non faccia trasparire in alcun modo l’idea di una politica che viene improntata alla convenienza prima ancora che all’interesse generale.